Pensieri

Forse la parte più intima del mio sito, mi permetterò qui di scrivere pensieri intimi, divertiti o malinconici, di colore o acidi, a seconda dell'umore del giorno e dell'attimo. Non esattamente un diario, forse meglio dire un luogo ove appoggiare alcuni post-it di me.


Pensieri

Buon Natale, da me

Il Natale ogni anno di più mi pervade di pensieri, spesso malinconici che mi avvolgono, mi emozionano, mi commuovono.

E' una specie di resa dei conti tra le promesse che avrei voluto mantenere e raggiungere con la realtà dell'accaduto e dell'agito. Una dicotomia ferente, un giudizio implacabile, che le lucine del Natale chiariscono anzichè addolcire. E poi questo lungo elenco di partiti e partenti con un sentore non drammatico ma reale e compunto del passo del citifono della chiamata ogni anni appropinquante. Le mie mattine cominciano molto presto, a Natale ancor di più. Sono zeppe di ombre, di domande, di risposte non date, di giustizie non elargite, di stanchezza pervadente.

I figli sono grandi, molto svizzero tedeschi oramai, gli amici veri preziosi e stanchi. Io per primo, su tutti, in una consunzione tra passione e tornado che mi accascia a volte con pensieri scomposti. Molte cose cambiate, molte speranze inalate, molto non so che cosa. Poi le parole delle persone, tante, frequenti, ovunque. Ascolto sfiducia, rabbie, pentimenti, dolori, accidie. La fatica di sperare, di sognare, di credere. La stanchezza verso ciò che non capiamo e sentiamo.

Eppure, ogni anno, è Natale, come ci servisse un'ancora, un porto, un appoggio, un archetipo, una torre.

La parola evoca un sorriso del primo trenino Märklin, di una mamma indaffarata in cucina con tata Marinella, di tovaglie mai viste prima, profumi per casa, mercante in fiera, risate, digestioni tortuose e poi Lele e Anci davanti all'albero, speranzosi di magici passaggi e lucine, giochi sdraiati per terra sino al Voltaren, e di nuovo profumi di casa.

Si cresce, invecchio, guardo lontano, sempre, da sempre. Ma il mio lontano è più vicino, vedo il casello a volte. Che Natale strano questo Natale, a me oramai dona tanto ascolto interno alla sordità di un anno corso in fretta. Come una stanchezza prorompente che si impossessa della mia anima, la seda e narcotizza, obbligandomi a pensare. Solo pensare.

Sorrido ora mentre digito.

Al bar oggi un buon amico mi ha narrato: "...quando dovetti mettere la mia mamma in casa anziani perché oramai non più indipendente, per tre anni ogni giorno della mia vita alle 5 del pomeriggio, sempre, sono passato a trovarla e imboccarla. Quando è morta io non ho pianto perchè sapevo di averla amata sino alla fine, con dignità. I miei fratelli hanno pianto, molto, per tutto quello che non hanno saputo dare..."

Buon Natale allora, spero di non appoggiare troppe cose al comodino della mia vita. Se così fosse, chiedo perdono, da subito. Che le renne arrivino nelle nostre case e con loro quel profumo di una festa che è calda come legna nel camino e soprattutto ripara e cuce cuori rotti.