Pensieri

Forse la parte più intima del mio sito, mi permetterò qui di scrivere pensieri intimi, divertiti o malinconici, di colore o acidi, a seconda dell'umore del giorno e dell'attimo. Non esattamente un diario, forse meglio dire un luogo ove appoggiare alcuni post-it di me.


Pensieri

Zia Ada

Zia Ada non era mia zia, era la migliore amica della mia mamma. Per me però era la presenza più grande della mia infanzia. A Natale, Pasqua e le vacanze in parte di andava da lei, ad Ala di Trento. Una casa grande con la vetrata sulla piazza dove le signore il pomeriggio bevevano thé e lavoravano a maglia, in chiacchiere fitte fitte. C'era il salone cinese, la sala da pranzo con un tavolo lungo lungo, le signora che aiutavano con il grembiule e il pizzo.

Lo zio Adriano - figlio di Ada - che mi insegnava tutto del trenino, prime mani sporche di colla e polverine del prato, fumo della locomotiva e luci magiche per i binari. Il vino arrivava dai masi della zia ed io aiutavo a mettere le etichette con la colla liquida, mentre Walter infilava tappi di sughero.

C'erano i panini al latte con la marmellata fatta in casa, a Pasqua il coniglio nascondeva le uova per casa e noi dovevamo trovarle. A tavola come segnaposto c'erano dei cilindri disegnati a mano con le professioni e in testa un uovo colorato con il viso, alcuni con cappelli cinesi, l'avvocato. Si faceva la gara sciok con le uova sode colorate, chi vinceva portava a casa quello grande di cioccolato a centro tavola.

Andavo a camminare ai masi o in valle col lo zio Cencio, che solo dopo capirò essere il diminuitivo di Vincenzo, vedevo io milanese luoghi puliti ordinati belli, con tanto retaggio austriaco per il senso civico e del rispetto, degli altri, delle tradizioni, della storia. Vicino all'Adige alzando gli occhi vedevo fortini della 1a Guerra Mondiale, lì in Trentino si sentiva molto il dolore di tante morti, a Rovereto il Museo e l'Ossario.

La mia mamma era serena, là era felice e rassicurata da questa lunga amicizia. Io ero piccolo, ma mi piaceva tanto, era così dverso dalla città. Anche poco tempo prima di morire la mia mamma mi chiese di andare là a passare qualche giorno, guidai la sua Delta blu con foderine di lino bianche (come andava di moda allora...) sotto una grande pioggia. Lei mi guardava con i suoi pochi capelli mangiati dalla chemio e si diceva certa sapessi guidare bene. Io sentivo la responsabilità di quegli attimi, sapevo fossero gli ultimi insieme oramai.

La zia Ada fingeva la felicità, negli occhi le leggevo il dolore di un'amicizia che presto si sarebbe troncata per sempre. Lei poi ha vissuto sino quasi 100 anni con cipiglio tutto trentino, figlia di un ingegner Sartori che tante dighe aveva costruito.

Oggi ho compreso il mio legame con la montagna e la vita semplice e pulita: è come una voce che arriva da lontano, da Ala di Trento, da quei profumi e valori, da quei ricordi gioiosi che sono scolpiti nel cuore per sempre. E' come avere portato qui in Engadina un pezzo grande delle mie gioie più grandi, con la voglia qui di ritrovarle protette e rispettate. Ecco perché un ex-cittadino si trova così a suo agio con i "montagnini".

Che strane macchine siamo:piene di occhi del futuro, intrise del nostro passato.

Ciao zia Ada anche tu per me non sei mai morta davvero. Si muore quando si dimentica, e invece in questa giornata di pieno sole ti rivedo nella piazza della chiesa, con il profumo delle paste della domenica, la borsetta appoggiata sulla manica con il braccio che tiene le due mani unite. Parole, sorrisi, momenti.

Ciao dolce zia Ada, se qui, ora.