Quanti sentimenti diversi: ieri ho avuto l'onore di un incontro con i vertici di un mito, di un'icona del design mondiale, la Pininfarina.

Sono entrato in questi saloni a Cambiano in mezzo a automobili semplicemente mitiche, di cui tutto il mondo ha parlato e ha premiato l'azienda piemontese. E poi le macchine del caffé Lavazza, cucine, mobili, occhiali persino un beamer disegnato dall' azienda.

Nel contempo la realtà di un numero di collaboratori passato da 3000 a 500, un totale disinteresse della politica italiana a proteggere un nome che è simbolo del Made in Italy nel mondo, un'assenza assoluta di sostegno. E così la carrozzeria Giugiaro è in mani tedesche, la Bertone dopo mille vicissitudini è nell'orbita Fiat e Pininfarina è in pratica in vendita al miglior acquirente.

Il tempo passa e le cose cambiano ovviamente, non si può e deve immaginare che ogni nostro tassello resti immutabile. Ci saranno stati errori, sarà vero che oramai i produttori mondiali globalizzati si fanno tutte le auto anche di nicchia in casa (prima ad esempio la Pininfarina produceva l'Alfa Spider o la Volco C70 cabrio), ma mi chiedo perché questa dispersione di patrimonio e know-how vada solo sempre a vantaggio delle banche che svendono parti di noi a prezzi in cui solo loro guadagnano alla fine. Piccoli gnomi con valigette che si divertono a smantellare pezzi di storia di un paese sentendosi onnipotenti, capaci con il disegno di scrivere solo numeri.

Cara Pininfarina per me continui a restare un mito di eleganza, stile, innovazione e di fronte a te ieri quando sono uscito in quel silenzio e in quei parcheggi semivuoti mi sono inchinato, davvero inchinato per rispetto e speranza.