F1

Un nonno che correva con l'Alfa Romeo oltre che esserne preparatore da corsa, una passione folle per i motori e la massima formula, l'incontro con alcuni personaggi ed ecco come nasce anche la mia passione di giornalista di F1. Scrivo per La Regione oltre che collaborare con Radio Fiume Ticino. Troverete in questa sezioni i miei articoli, commenti e le foto più belle.


F1 e Auto

Dallara

Giampaolo Dallara è un mito vivente.

Mi ha dato la possibilità di passare qualche ora con lui. Con Andrea Pontremoli, con la squadra. E' stato uno di quei pomeriggi che restano sotto la pelle, perchè sentivo e sapevo cosa volesse dire incontrare il mito. 87 anni, il carisma, la freschezza, la semplicità, la lucidità e il genio.

In un luogo, Varano de' Melegari che si protegge dal chiasso vacuo, ai bordi della Motor Valley, andando via da Parma verso Fornovo, in un'azienda che pulsa di futuro, slancio, visione.

E' molto complesso narrare di lui, un intero libro per i 50 anni dell'azienda lo fa molto meglio di me. Due aneddoti però desidero raccontarli. Chiedo quale sia qualcosa che per lui, il mito Dallara, conti su tutto. Mi risponde "dire la verità, una volta non l'ho detta, mi sono vergognato a tal punto che ho giurato a me stesso che mai più avrei detto una bugia. Accettai di andare a lavorare per la Maserati, non riuscivo a dirlo a Enzo Ferrari (per il quale lavorava al fianco di Mauro Forghieri) ed allora inventai che mio padre costruttore avesse bisogno di me. Ferrari lo conosceva, una sera suonò alla casa di mio padre e gli disse che avrebbe trovato tutti gli ingegneri di cui potesse avere bisogno, ma portargli via il Dallara, questo no. Mio padre rispose, ma perché non lavora più a Maranello ?"

Ho sorriso, molto, anzi, non mi sono sentito all'altezza.

Poi gli ho chiesto di un segreto della sua azienda. La risposta lapidaria: "siamo un'azienda basata sull'errore, che non costi troppo ed ecco perchè siamo pieni di simulatori, galleria del vento e varie. Lì se sbagli non costa molto, certo il tempo, ma puoi continuamente correggere e provare". Poi, sorridendo con aria furba "un giorno un giovane ingegnere stava disegnando al computer, sono alle sue spalle e gli dico che così non possa funzionare. Lui si blocca chiedendomi come fare allora. Gli risposi di continuare con la sua idea. Se fosse stata giusta per la Dallara sarebbe stata un'innovazione, se fosse stata sbagliata un errore così se lo sarebbe ricordato tutta la vita. Ebbe ragione lui, non io."

E poi, io che davvero con molta umiltà e tanta passione ho messo in piedi il raduno a St.Moritz mi trovo la Dallara come Marca Ospite, lui forse presente addirittura all'evento. Io che al suo fianco sono davvero poca cosa godo di questo onore.

Mentre scrivo è notte, profonda. Sono stanco anche io, ma penso a lui e all'emozione che mi regala quando scrivendomi gli email mi chiama "Paolone". Mi dò un pizzicotto, e credetemi voi che mi leggete, io ho molto meno da raccontare di lui, ma una cosa la vorrei lasciare appesa al mio blog.

Continuate a sognare ogni giorno, controvento, sudando, spesso non dormendo, rischiando. Ma lasciate che i sogni non siano utopie, ma che dicano che siamo passati qui su questa terra per qualche ulteriore buona ragione.

I sogni sono per le persone coraggiose, per gli altri ci sono i cassetti.