Pensieri

Forse la parte più intima del mio sito, mi permetterò qui di scrivere pensieri intimi, divertiti o malinconici, di colore o acidi, a seconda dell'umore del giorno e dell'attimo. Non esattamente un diario, forse meglio dire un luogo ove appoggiare alcuni post-it di me.


Pensieri

Breve storia di una spalla destra e molto amore

Mi sono operato all'Ospedale Civico di Lugano alla spalla destra lo scorso 26 marzo 2016. Una questione di pura meccanica e routine mi diceva il dottor Candrian ridendo (il mio killer), poi in realtà un percorso personale e interiore è diventato per me. Ho voglia di raccontarlo per alcuni sentimenti, film e storie che mi sono galleggiate intorno, ma prima di tutto devo un grazie.

Il grazie va a quei ragazzi dell'anestesia, del quinto piano, della radiologia, al mio medico trapanatore e montatore di viti: una passione, una dedizione, una cortesia rara. Sono stato bene e molto con loro, nelle notti di non sonno li sentivo indaffarati correre con le loro scarpe da jogging di ogni tipo di colore da una stanza all'altra, dediti, ornati dai campanelli delle chiamate nelle corsie. Spesso mi alzavo, cercavo camminando di dimenticare il dolore, in realtà usavo il dolore che provavo, lo appoggiavo sulla bilancia della vita e sentendolo e odorandolo ben peggiore in altre stanze gli parlavo consolandolo: caro dolore ci sei, ma scusami se te lo dico, sei poca cosa. Spesso leggo di lamentele negli ospedali, o di errori, o di pochezze. Certo lo so - anche in virtù del mio lavoro - che ciò sia vero. Ma poi osservo che ci sia così tanta buona energia e dedizioni che non si riescono a raccontare che sarebbe quasi bello riuscire almeno una volta ad urlarla come voce trova la critica. E' proprio strano e certo quanto il Buono faccia fatica a esistere se non nell'intimità delle relazioni numeriche basse, mentre il Brutto trovi spazi epocali e risuonanti.

Sono state moltissime notti con poco e cattivo sonno: dovrò operare tra poco anche la spalla sinistra. Ho imparato a guardare cieli notturni, semafori, treni, colonne di frontalieri e silenzi, venti contro imposte, nuvole abbarbicate, temporali attesi, stelle luminose, stanchezze totali. I cuscini di appoggio come fratelli, il tutore come padre pessimo ma protettivo. E' stata dura certo, ma cosa aspettarsi se ci si ammala ? Il bengodi, non sentire nulla, tutto morfina a via ? Io sento per me importante il confronto maschio con il dolore, con la fatica, con l'essere ridotto malato ferito rantolante ogni tanto magari. Ma poi si guarisce - certo non sempre e per sempre lo so bene sulla mia pelle di vita - ma quando ciò può accadere è giusto sentirsi ridotti, non onnipotenti. La nostra mente e il nostro cuore, il mio almeno, governano molto, si tratta di dare loro spazio e farli diventare protagonisti che possano condurre e non solo carrelli trasportati dagli eventi. Vivere secondo me è questo, esserci, sempre, tutto, dentro, malgrado, anche se, pure.

La mia spalla sta guarendo, è stata oggetto di un amore infinito: Tecla, i miei figli, le persone che lavorano con me, Davide, Simonetta e poi tanti. Mentre ero bloccato e anche triste ho lasciato entrare tanto di quell'amore da farne indigestione. Dalla paura mattutina che il mio pirlino fosse imbrigliato dalla cerniera dei pantaloni mentre mi veniva tirata su (atto di totale abbandono all'amata molto più della cessione del codice IBAN), alla colazione, alla portiera, all'accompagnamento, alla condivisione. Ho vissuto un sacco di ore in più con le persone che amo, le ho sentite dentro di me, vento impetuoso di dolcezza. Semplicemente bellissimo. So che a poco a poco la vita quotidiana riprenderà il governo, ma davvero le sei settimane passate sono state splendide, da serbare nel cuore preziose.

E poi la mia fisioterapista bernese, una signora che sembra uscita da un libro inglese di buone maniere, vite particolari e interessi unici; quanto le devo della mia rapida guarigione. Bello infinitamente bello.

Rido quando mi chiedono se sia stata dura: a me pare sia stato bellissimo tutto sommato, certo doloroso, ma con dentro così tanta vita e così tanto amore e così tante sorprese che il dolore non ha governato fino in fondo, anzi.

Ecco ho scritto tutto questo solo per condividere qualcosa di mio: stare qui, essere qui è un dono immenso, pieno di angoli, non tutti come li vorremmo, ma nessun motivo può cancellare la forza dell'amore.

NOTA BENE: davvero grazie a tutto l'Ospedale Civico di Lugano e al suo direttore, esperienza da ripetere.....infatti torno con una nuova spalla. Spalluto operato alla spalla, ma se mi fossi chiamato Culetti ?