Pensieri
Forse la parte più intima del mio sito, mi permetterò qui di scrivere pensieri intimi, divertiti o malinconici, di colore o acidi, a seconda dell'umore del giorno e dell'attimo. Non esattamente un diario, forse meglio dire un luogo ove appoggiare alcuni post-it di me.
Pensieri
Coronavirus - 2
La domenica di quando ero piccolo, parlo del 1965 e dopo, era scandita dal pranzo della domenica coi nonni. C'era il risotto giallo, spesso il bollito e loro portavano le paste. Ci si metteva carini, alle 11,00 si era stati a messa. Ricordo ancora i posti: io a capotavola piccolino, dall'altra parte il nonno Pucci, ai lati mio padre Piero e nonna Carolina, dall'altra mamma Maria Luisa e Simonetta Giovanna Maria (mia sorella è sempre stata una vera principessa...).
Spesso in queste conversazioni l'odore della guerra era presente, sentivo discutere di distruzioni, di bombardamenti di Milano, di razionamento del cibo, del lusso di avere la carne una volta la settimana, spegnere la luce e chiudere l'acqua perchè è uno spreco, scappare nei rifugi per evitare le bombe, lo sfollamento in Brianza e a Canzo e cose del genere.
L'educazione che mi fu impartita era di relazione con l'apprezzamento di ciò che c'era, ma mai di darlo per scontato.
A questo Coronavirus sono grato per essersi posto quale mio sostituto di impreciso educatore dei miei figli: io ci ho provato, ma spiegare loro esistesse un limite e che non fossimo onnipotenti mi era oggettivamente impossibile. Solo Covid ci sta riuscendo e in modo chiaro, netto e perentorio. Mette alla frusta anche l'Autorità che non è abituata lei nemmeno a dare ordini secchi e chiari come quello "state tutti a casa per tre settimane e chiudiamo tutto" che è probabilmente qualcosa cui arriveremo vicino.
Abbiamo tutti annotato colonne autostradali folli, biglietti da 29 euro per andare a Londra, tutto dovuto tutto possibile. Abbiamo letto di disastri ambientali e sociali, di sfruttamento, della necessità edonistica di mangiare cibi lontani gettando via i pomodori di Pachino ad esempio. Abbiamo consumato scelleratamente e bellamente, tutti o credo molti, io in primis.
Allora provate a guardare Coronavirus davvero solo come la lezione nelle gengive, ginocchia e altrove che ci meritavamo perché davvero Storia insegna che mai mai mai mai ci siamo evitati un disastro, mai mai mai mai abbiamo cofidicato i segnali premonitori.
Ho molta pesantezza nel cuore, rischio di perdere il mio lavoro e i miei colleghi, dormo male, tanti pensieri, eppure continuo a guardare Coronavirus come una chiamata, un risveglio e un cambiamento, passata la tempesta.
Gli uomini e le donne di buona volontà questo lo sentono, lo sanno fare, lo hanno sempre fatto.
Un mese di duro sacrificio per una vita da ricostruire è semplicemente nulla, o almeno poco.
Rimboccarsi le maniche, fare il proprio dovere e dare una bella sveglia ai giovani del sabato sera.