Per me è strano. Quando guardo questa foto confusa inizia Natale. E' fatta ad Arbon, di sera, in una stanza di una locanda che è sempre la stessa da molti anni, con figli piccoli che dormono a fianco con giochi e pupazzi. Poi uno cresce e l'altro pure, ora uno solo di là, grande e robusto, ma dentro e per sempre cucciolo per me. E' l'inizio del Natale quella fine di ottobre di ogni anno. Una magia che si ripete, una tradizione scolpita bene nel muscolo del cuore, con la semplicità della verità.

E poi come di infilato ecco i biscotti, le corone dell'avvento, quell'odore di pino e di cannella, di anice e vin brulé. Si attaccano i decori, si issa l'albero, ogni anno qualche pallina nuova, la stessa magia di sempre, la sottile malinconia.

Il tempo scorre, a volte cuce, a volte separa, altre fa la conta di chi sì e chi no. Eppure per me è uguale. Loro crescono, loro troppo non ci sono per sempre da troppo, nuovi per sempre aggiunti che scoraggiano, ma poi le parole, i pacchetti, le frasi e i biglietti, quelli veri e quelli di plastica.

L'odore del Natale dentro, quello per il quale non vorrei mai togliere l'albero, come a dirmi che posso resistere e esserci, anche la prossima volta, e poi più bianco come la neve, con figli sempre più grandi, sorelle anziane, nipoti andati e vite scorse via come renne dai tetti. Per me è Natale, struggente sempre, mai banale, luogo di raccolta del pensiero dentro, dei ricordi messi in scaffali ordinati che rivoltano insieme tra tintinnio e lacrime.

E' Natale per me solo così, in mezzo a mille emozioni e commozioni.

Tutto inizia ogni anno là, ad Arbon, in una notte, guardando un lago buio, lo stesso passaggio a livello della vita e un treno luminoso che corre per non so dove. Mi fa paura certo viaggio, ma non sto fermo, la luce c'è.