L'ufficio è silente, tutti sono operosamente al lavoro in Engadina. Domani si alza il sipario su 361 giorni di lavoro impegnato e curioso, da giovedì è come andare in scena, volti da riconoscere, amici da abbracciare se vaccinati, persone da incontrare, relazioni da tessere, auto spettacolose da amare e notti da vivere. La vita o almeno una porzione di essa.

Oggi è silenzio, totale, avvolgente, prima dell'onda. Il suono della vite attorno Besazio, pecore belanti, asini che ragliano beati, un poco di vento, sole dopo la pioggia.

Il silenzio lo amo perchè non mi perdona, è come fosse matita che disegna con precisione gli angoli, come lampada che mi illumina ciò che grazie alla rutilanza non vedo ogni giorno scientemente. Il silenzio è un lavaggio profondo dell'animo, lo setaccia e non fa sconti.

Il tempo scorre, tra poco prenderò l'auto per salire anche io in Engadina, eppure lasciare la mia postazione, quest'anno, proprio quest'anno, è più duro e rincorro il perchè, che trovo e non trovo.

Sa essere rumoroso il silenzio, scuote dentro me forte, non so nemmeno se sia la forma di carica energetica alla quale ambisco per reggere oltre 72 ore senza fiato, come se la prova questa volta fosse più grande di me. Il silenzio è magico e in questo pomeriggio di agosto anche utile e opportuno. Fa ordine, sposta scatole della mente, scaffali di pensieri.

La vita per me è proprio un susseguirsi di emozioni instabili ed incoerenti, che giocano tra loro, non per forza combacianti.

Il silenzio non le ordina, le elenca, solamente.