Pensieri

Forse la parte più intima del mio sito, mi permetterò qui di scrivere pensieri intimi, divertiti o malinconici, di colore o acidi, a seconda dell'umore del giorno e dell'attimo. Non esattamente un diario, forse meglio dire un luogo ove appoggiare alcuni post-it di me.


Pensieri

Julier, 9 ottobre 2013, ore 6,30

E' mattina assai presto, guido dalle 5,15 o forse pure prima, attacco il passo dello Julier, resto immerso in una spessa coltre di nubi basse, vedo poco, finisco sospeso, un limbo, senza tempo, spazio, impegno o dedizione. Solo io, la luce arancio del cruscotto e la mente. Fa freddo, forse umido, buio, poco albeggiare svagato, curve e pneumatici che toccano asfalto viscido e infido. Curve curve curve.

Mi chiedo perché scriva meno, ho forse meno da dire, mi sono asciugato o spento, manca l'ispirazione, paura di tediare, vuotezza di internet che blatera chiasso insulso e nauseabondo, notizie che non ci sono.

Mi vola via il tempo, le giornate si inseguono dentro di me in un calendario senza soluzione, pochi spazi per stare solo con me e cercare, a volte trovare. Ma le curve dello Julier mi cullano, oggi.

Il degrado mi rende silente, il pensiero dei miei errori e dei miei logori miglioramenti mi rendono piegato accovacciato, l'idea che questa macchina che osservo senza sentirmi giudice carnefice sia lanciata verso la delusione e l'asprezza del poco o nulla, molto attorno che riduce i led del mio cuore. Arriva una curva e allora trovo i miei amori, i miei pochi pochissimi radi cari amici, un lavoro che si siede ovunque nei miei sedili consunti, e penso all'asciugacapelli, di colpo.

Mi domando perché non si possa più riparare, lo si debba buttare. Mi chiedo il danno che il tasto Reset nei giochi da computer fa rispetto al laboratorio puzzante di colla in cui riparare aeroplanini di legno friabile per un'ora di volo ore di cura. Penso agli amori che non sappiamo riparare accolti dalla benevolenza del divorzio o della comprensione sociale. Amo gli amici che si spengono perché virtuali su FB ne ho più di chiassà che e quanto. Penso al lavoro per esserci e stare.

Riparare: io sono lì. Tanto lì. Non mi violento più della perfezione materna, mi compiego a riparare, giorno dopo giorno, come fosse un tombolo o un ago, cuciture piccole e ferme.

So scusarmi, so migliorarmi dandomi tempi ecologici per il mio cuore.

Sono ad un passo dalla pace del perdono di me, sono sul Passo dello Julier.

Che vuole dire Giulia, un nome che per me sa di miracolo.