Pensieri
Forse la parte più intima del mio sito, mi permetterò qui di scrivere pensieri intimi, divertiti o malinconici, di colore o acidi, a seconda dell'umore del giorno e dell'attimo. Non esattamente un diario, forse meglio dire un luogo ove appoggiare alcuni post-it di me.
Pensieri
La Posta a Chiasso
Vorrei chiedere ai Consiglieri di Stato, Gran Consiglieri e poi Sindaci di andare una volta un'ora alla Posta di Chiasso in Piazza Indipendenza e di farlo per capire dove sia proiettata la Svizzera ed il Canton Ticino. A toccare con mano ciò che un Bellinzonese o Locarnese fa fatica a percepire.
Entrate e per iniziare non penserete di essere in posta, ma in edicola, al chiosco, in un bazar, in un suk, ma non in Posta. Prendete il biglietto, a Chiasso l'attesa è spesso oltre i 15 minuti. Sedetevi e osservate.
Romani che ad alta voce dicono come sia facile fottere gli svizzeri finché dura. Nuovi arrivati che non sanno che in Svizzera non si stia appiccicati allo sportello ma si attenda a distanza. Ticinesi che con volto affranto sentono - e non lo esprimono con le parole ma con il corpo - di essere meno a casa loro.
Entrano due milanesi che hanno appena delocalizzato la ditta e pure parcheggiato la loro auto con 4 frecce accese fuori zona. C'è poi il datore svizzero che accompagna il giovin frontaliere per aprire il conto e si sente che lo stipendio è per il call-center in centro a Chiasso di frs. 1.400,-- e che per lui devono essere una manna perché é all'inizio e deve portare pazienza.
Una signora di colore paga e urla che i pacchetti siano troppo cari.
L'anziano indigeno che riscuote un rimborso sbaglia il numero e perde la prenotazione ricominciando la fila. E poi di sei sportelli alle 11,50 magicamente tre chiudono e l'attesa media sale a 19 minuti.
Poi ci sono oltre 600 mio. di utili della Posta che però deve ridimensionare perché li guadagna solo con PostFinance e dunque il concetto di servizio pubblico non è in cima alle attese della Confederazione.
Allo sportello la gentile signora mi chiede se per piacere compro un biglietto e mi spiega che parte del suo bonus sia pure legato al fatto di riuscire a propinare prodotti extra postali.
Esco, vado nella Piazza e sento la Svizzera che ho amato sempre più lisa e consunta dall'inedia, pochezza, mancanza di ribellione civile, coscienza, voglia e dignità. Ho malinconia. Ora la dogana non solo è vicina, ma si sta spostando verso nord, nel silenzio delle pance troppo ancora piene.