Ho corso molto, tanto, il più delle volte travolto o dalla foga di fare e di determinare di esistere, altre per riparare e correggere, quasi solo per chiedere scusa.

Ho voglia di pensare, sempre più spesso, a lungo, dentro e attorno a me. Ora sono malato a casa, musica classica, vista sulle Alpi, tramonto che rapisce occhi e cuore ed una domanda tagliente su perché per poter davvero pensare debba avere la febbre, come bloccato da un evento non controllato e voluto.

Un limite sciocco, ma permeante in me e credo in molti di quelli che mi stanno vicino. Correre, rapidi, always plugged, mail, sms, facebook, whatsapp. Mahler, Abbado, la bellezza, lo sguardo morbido sui colli e il trascorrere del tempo. Il tempo lo sento, è lento, agisce bene sui miei polmoni e sul battito del cuore. Mi cibo, piano, non mi ingozzo nel volgere di un attimo, porcello con imbuto adibito all'ingrasso.

Riesco a pensare lontano lontano lontano, gli occhi raggiungono il Monte Rosa davanti a me pieno di sole arancio caldo e potente, irrorante, mi piace questa parola la sento piena e cantante.

Scrivo qui sul mio blog per un attimo, per dedicare una piccola parte di me a chi mi legge, per essere meno solo forse, per condividere un'emozione bella certamente.

Avessi potere urlerei che abbiamo di nuovo tutti diritto di pensare, di non essere travolti da milioni di carabattole scritte da giornalai di poca cosa, pronti ad imbesuirci per non pensare, appunto.