Mi chiedo spesso se non valga la pena di pensare, di prendere tempo, deglutire e metabolizzare.

Mi chiedo se tutta questa velocità che diventa ansia, freddezza, rarefazione dei sentimenti, poca sedimentazione della rilfessione, se tutto questo correre insomma ci faccia bene. Vedo le carozzine con i pupi spinte più veloci, si lascia spazio magari al passante sulle strisce ma deve attraversarle rapidamente, si manda un mail e si domanda poco dopo perché non arrivi una risposta.

Ma come ? Di fronte a questa complessità che abbiamo attorno io non riesco e soprattutto non voglio più essere veloce sempre, ad ogni prezzo. Sento ora il ticchettio dell'orologio con la faccina strana che mi hanno donato i miei figli, conto i tocchi i clic clac e lascio che languidamente questo pomeriggio anche di lavoro abbia un gusto suo, minuto dopo minuto.

Il mio cuore è malinconico, poi speranzoso, poi allegro, lo ascolto, mi prendo il tempo per farlo.

Osservo, con pazienza, osservo. Non sono nè migliore nè più giusto, ma osservo. Non è una posizione di giudizio o svalutazione, è solo il valore di un tempo che scivola via come sabbia nelle mani. Quando appoggio il volto nel nulla per un po' sento il respiro più lento e con profondità che non prendo da troppo.

Penso dentro, mi miglioro, ci lavoro.